Avvocato Brescia | Il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: cos’è e come richiederlo
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Il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: cos’è e come richiederlo

Sono pochi, ma fortemente significativi, gli articoli del DPCM dello scorso mese di luglio con cui si ripartiscono le risorse del “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” – istituito lo scorso anno con lo scopo di contenere gli effetti economici negativi dell’emergenza pandemica, e con cui si disciplinano le modalità di erogazione in favore delle donne in condizione di maggiore vulnerabilità. Uno strumento che consente di aiutare concretamente le persone più in difficoltà nel loro percorso di uscita da uno scenario di violenza e maltrattamenti, supportando chi è senza lavoro e risorse economiche nel ricostruire una nuova esistenza, più serena e sicura.

Ma cosa prevede il DPCM? Il Reddito di libertà è compatibile con quello di cittadinanza? Chi lo eroga?

Cerchiamo di soffermarci, pur in brevità, sui punti fondamentali di questo importante provvedimento.

Cos’è il Reddito di libertà e chi può ottenerlo

Il DPCM riconosce un contributo denominato “Reddito di libertà”, nella misura massima di 400 euro pro capite su base mensile per un massimo di 12 mensilità. A poter beneficiare di tale contributo sono le donne vittime di violenza, sole o con figli minori, purché seguite da un centro antiviolenza riconosciuto dalle regioni e dai servizi sociali all’interno di un coerente percorso di uscita dalle angherie subite.

L’obiettivo del Reddito di libertà è evidentemente quello di sostenere la donna nel percorso di acquisizione e mantenimento di una condizione di autonomia, nella consapevolezza che spesso le persone che sono vittime di abusi e vessazioni vivono in uno scenario di sostanziale dipendenza economica e patrimoniale dal partner.

In altri termini, possono domandare e ottenere il Reddito di libertà le persone che rispondono positivamente ai quattro seguenti requisiti:

  • sono donne, sole o con figli minori;
  • hanno subito violenza. Si tenga conto che la normativa in vigore non precisa quale tipo di violenza e, dunque, salvo nuove interpretazioni restrittive, il concetto deve intendersi in senso ampio, comprendendo sia le violenze fisiche che quelle psicologiche;
  • si trovino in condizioni di particolare vulnerabilità o di povertà, attestate – come vedremo – dagli allegati da presentare all’istanza di ottenimento del reddito;
  • siano seguite da centri antiviolenza e dai servizi sociali.

Come ottenere il Reddito di libertà

Il Reddito di libertà viene erogato dietro istanza di parte alle donne che rispettano i requisiti previsti dalla normativa vigente.

La richiesta deve essere presentata all’Inps mediante un apposito modello a cui allegare:

  • la dichiarazione sottoscritta dal rappresentante legale del centro antiviolenza che ha preso in carico la stessa, in cui si attesta il suo percorso di emancipazione e di autonomia,
  • la dichiarazione del servizio sociale professionale di riferimento che possa attestarne lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente.

Per quanto intuibile, non è possibile accogliere più di un’istanza riferita alla stessa donna, nella medesima o in altre regioni.

Come può essere speso il Reddito di libertà

Il Decreto si limita a stabilire che il Reddito di libertà è finalizzato al sostegno prioritario delle spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale della donna, nonché il percorso scolastico e formativo dei figli minori.

Non sostenendo altro che quanto sopra, ne deriva che il legislatore non ha voluto introdurre in normativa un vincolo specifico, ma solamente tendenziale di spesa, sulla base delle finalità per cui l’assegno è erogato. Dunque, sarà la donna a scegliere liberamente come ripartirlo per il proprio budget periodico, potendo ben utilizzare il reddito per coprire il fabbisogno generato dalle spese per la casa, o per la cura della persona, o per l’istruzione dei figli.

Come sono ripartiti i fondi

Il riparto delle risorse finanziarie del Fondo, per un importo pari a 3 milioni di euro tra Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, si basa sui dati Istat sulla popolazione femminile residente nei comuni di ciascuna regione appartenente alla fascia di età 18 – 67 anni.

Ogni Regione ha tuttavia la possibilità di incrementare la dotazione con ulteriori risorse proprie, trasferite direttamente ad Inps.

Compatibilità con altre forme di sostegno

Si ricorda in tal sede di commento che il Reddito di libertà, quale strumento finalizzato a sostenere in via prioritaria le spese per assicurare l’autonomia abitativa, è compatibile con altre forme di supporto come il Reddito di cittadinanza, che può dunque essere percepito in via contemporanea – qualora ne sussistano i requisiti – dalla donna beneficiaria del Reddito di libertà.